Domenica 29 gennaio 2023, nella stupenda cornice della Chiesa di Santa Maria in Betlem e alla presenza di numerosi fedeli, si è celebrata la festa del Beato Padre Francesco Zirano. La Santa Messa solenne è stata celebrata dal nostro parroco don Massimiliano Salis. Concelebrante, tra gli altri, padre Salvatore Sanna, custode del Convento di Santa Maria in Betlem. Durante l’omelia, don Massimiliano ha ricordato le virtù del Beato Francesco Zirano, anche alla luce della Parola del giorno che contemplava la lettura Vangelo del Discorso della Montagna (Mt 5,12-12). Al termine della liturgia, animata dalla nostra comunità parrocchiale, è stata accesa la lampada votiva del Beato.
Alcune immagini della celebrazione:
Riportiamo di seguito una nota biografica di padre Francesco Zirano:
Francesco Zirano nacque a Sassari nel 1564 da modesta famiglia di agricoltori.
A 16 anni emise la professione religiosa tra i Frati Minori Conventuali della sua città. Divenuto sacerdote nel 1586, si distinse per la carità fraterna.
Nel 1590 il cugino Francesco Serra, pure francescano e diacono, fu fatto schiavo dai corsari di Algeri. Risultati vani due tentativi di liberarlo – una prima volta da parte dei genitori scambiando la sua libertà con quella di un moro schiavo a Sassari, una seconda volta da parte dei Padri Mercedari – padre Zirano inizialmente chiese e ottenne dal Pontefice Clemente VIII di poter questuare tra i fedeli i soldi necessari al riscatto, poi di recarsi personalmente a redimerlo al pari di altri cristiani.
Nella facoltà di questua concessa dal papa il 19 marzo 1599, è palesato anche l’intento prettamente missionario del Beato: oltre al voler restituire la libertà al cugino sottraendolo a tutti quei maltrattamenti che “i barbari infedeli” sono soliti infliggere “a persone religiose”, come si espresse il primo biografo nel 1605, egli “ricerca ansiosamente la sua libertà perché non corra alcun pericolo per la fede”. Finita positivamente la faticosa questua per il riscatto, padre Zirano giunse in Africa il 28 luglio 1602.
Purtroppo si trovò in una situazione imprevista, sfavorevole ai riscatti: la nave spagnola l’aveva portato infatti a un porto del regno di Cuco, il cui re, Sid Amar, s’era accordato da poco col sovrano di Spagna Filippo III, per conquistare la città di Algeri, interessato l’uno a scuotere il pesante tributo dovuto ai turchi e l’altro a stroncare definitivamente la morsa dei corsari algerini nei mari e terre cristiane. Il tentativo di riscattare il cugino, messo in atto un mese dopo, recandosi ad Algeri, fallì per l’indisponibilità del governo della città alle normali operazioni di ‘redenzione’. Il Beato comunque, il 27 agosto, dai dintorni di Algeri portò liberi quattro schiavi cristiani al regno di Cuco.
Dal settembre a fine dicembre 1602, a causa della guerra effettivamente scoppiata, egli poté liberamente operare tra i cristiani e i rinnegati del regno di Cuco, data la situazione di pace decretata da Sid Amar per i cristiani. Coinvolto suo malgrado nella suddetta guerra, gli fu affidata la missione di annunciare al re di Spagna la notizia della vittoria riportata dal re Sid Amar. Il 1° gennaio 1603, mentre stava per imbarcarsi, il Beato fu tradito dai mori che l’accompagnavano e consegnato all’esercito di Algeri.
Fu incarcerato nel palazzo del pascià Solimàn, cristiano rinnegato nativo di Catania, che fissò per la sua liberazione una cifra favolosa (3000 ducati d’oro, eguale al prezzo di 17 schiavi). Ma i giannizzeri, veri protagonisti del Gran Consiglio della reggenza di Algeri, considerandolo una spia e perché aveva sottratto alla città quattro schiavi, ne fecero decretare la morte la mattina del 25 gennaio 1603.
Dopo alcuni secoli dal suo martirio, risolte alcune controversie di natura burocratica, il 25 novembre 1984 l’Arcivescovo di Sassari mons. Salvatore Isgrò istituì la commissione diocesana incaricata di esaminare l’enorme mole di documenti raccolta nei decenni precedenti in particolare da padre Umberto Zucca, il quale a seguito di un approfondito lavoro di ricerca negli archivi vaticani, italiani e spagnoli produsse prove storiche inoppugnabili del martirio.
Chiuso l’8 settembre 1991 il processo diocesano, dal 2002 al 2014 si svolse la fase romana. Nella sessione ordinaria del 4 febbraio 2014, presieduta dal cardinale Angelo Amato, cardinali e vescovi considerarono vero martirio la morte di padre Zirano e il 7 febbraio papa Francesco fu informato sulle conclusioni della Congregazione per le Cause dei Santi. Il papa riconobbe lo stesso giorno il martirio e autorizzò la beatificazione; firmò la relativa lettera apostolica il 4 ottobre.
La beatificazione è avvenuta a Sassari il 12 ottobre 2014, celebrata dal cardinale Angelo Amato delegato pontificio, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi. Hanno partecipato l’arcivescovo di Sassari padre Paolo Atzei e l’arcivescovo di Algeri monsignor Ghaleb Moussa Abdalla Bader. La memoria liturgica stata inizialmente stabilita per il 25 gennaio nell’arcidiocesi di Sassari e nelle chiese sarde; il 10 dicembre 2014, su istanza del procuratore generale dell’Ordine dei Frati Minori conventuali, appoggiata dall’arcivescovo di Sassari Paolo Atzei, la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti ha emanato un Decreto per celebrare la memoria del beato il 29 gennaio, tenuto conto che il 25 gennaio si celebra la Conversione di Paolo e la conclusione dell’Ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani; il beato sarà comunque ricordato a Santa Maria di Betlem anche in tale data. Padre Zirano sarà proposto come patrono e protettore delle persone rapite, schiavizzate e degli immigrati che attraversano deserti e mari in cerca di libertà.
Fonte: Dicastero delle Cause dei Santi e Wikipedia